I nostri corsi di cucina con la maidda
La maidda per me
ha sempre rappresentato qualcosa di più
di un complemento d'arredo.
Le nostre case la ossequiano come una Santuzza,
in altre la valorizzano utilizzandola nei modi più disparati, in primis come
portavasi.
Seppur nata negli
anni 80 e avendo vissuto con raziocinio tra il 90 e il 2000, ho sempre visto
questo aggeggio quotidianamente e ne osservavo il suo utilizzo come può essere
osservato l'utilizzo di un bimby o di una impastatrice.
Ho sempre
considerato la maidda come l'unico strumento per impastare.
Sin da piccola,
ho visto mani possenti e braccia muscolose di donne chinate sul quel cassetto
di legno rettangolare creare impasti soffici e profumati.
Era tanto
scontato l'utilizzo della maidda per me, che era d'obbligo il suo utilizzo
nella nostra Masseria. Nessuno di noi aveva considerato che era più semplice
comprare un'impastatrice.
Come dicevano le signore che impastavano, ci
si sbrigava prima con la maidda che non con l'impastatrice di ultima generazione.
Per non parlare della differenza dell'impasto, non c'era alcun
paragone. D'altronde, i movimenti prima rotatori e poi i pugni cacciati a quell’impasto lo rendevano più buono rispetto a quello ottenuto da quattro lame che ruotavano.
La maidda racchiudeva in sè i segreti delle Massaie che venivano tramandati di madre in figlia. I segreti differenziavano gli impasti e attorno a loro nascevano credenze, le più disparate, creando così un velo di misticismo e di inconfessabile. Ogni donna aveva il suo segreto che le era stato tramandato, e dietro quei segreti c’era un movimento diverso di mani volto ad esaltare l’impasto stesso.
Era un onore per la donna ripetere quei gesti che aveva appreso dalla madre e dalla nonna e che a loro volta avevano appreso dalle loro mamme e nonne.
La maidda era per me la ripetizione di quei gesti, ma una ripetizione diversa da massaia a massaia.
Che dire…anche io, lo scorso Dicembre , ho voluto riadattare la maidda ai giorni nostri, utilizzandola come base per l’albero di Natale.
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